Daniele Ferrazza
«L’ aumento di capitale è completamente destinato alla crescita e allo sviluppo di Cattolica: con investimenti in innovazione tecnologica e con acquisizioni che siano coerenti con i valori della nostra Compagnia e con il suo posizionamento di mercato». Così Paolo Bedoni, a lungo capo della Coldiretti nazionale e dal 2007 presidente di Cattolica, quarta compagnia assicurativa nazionale. In una lettera ai soci spiega il maxi aumento di capitale da 500 milioni di euro, il più importante del mercato nel secondo semestre in Italia, e l’ambizioso piano industriale triennale varato il 19 settembre scorso. Alla comunità finanziaria il top management del gruppo assicurativo l’amministratore delegato Giovan Battista Mazzucchelli, i direttori generali Marco Cardinaletti e Flavio Piva e il chief financial officer Carlo Ferraresi – si è presentato illustrando obiettivi e strategie, risultando evidentemente convincente. Tanto che Banca Imi e Mediobanca, che gestiranno il collocamento, mostrano grande ottimismo sul buon fine dell’operazione. Cattolica del resto ha chiuso il semestre con risultati oltremodo positivi: 30% in più nella raccolta premi e nell’utile netto consolidato, alimentando l’aspettativa di un risultato di esercizio importante. Ambizioso il piano: raccolta a 5,8 miliardi di euro (un miliardo in più dell’attuale), raddoppio dell’utile netto consolidato da 109 a 209 milioni di euro, crescita nel ramo danni da 1,7 a 2,4 miliardi di euro e nel ramo vita da 2,7 a 3,4 miliardi. Presidente, perché questa svolta che vede Cattolica “all’attacco” in un momento in cui tutti sembrano giocare in difesa? «Noi veniamo da un periodo molto positivo: negli ultimi 7 anni abbiamo lavorato in profondità dentro casa nostra e oggi possiamo presentarci con nuove ambizioni di sviluppo e di crescita. Abbiamo fatto un grande lavoro di consolidamento, garantendo sempre la redditività della Compagnia ». L’aumento di capitale arriva in forza di una delega dell’assemblea di tre anni fa: perché la esercitate solo ora? «Perché riteniamo che siano maturate le condizioni. Nel 2011 si discusse a lungo sul tema della delega al cda per aumenti di capitale. L’assemblea decise di darci un mandato molto preciso, finalizzato a un progetto di crescita e di sviluppo: non una delega in bianco. Ora siamo pronti ad esercitarla ». Nella sua lettera ai soci dichiara apertamente la volontà di perseguire una politica di sviluppo anche per linee esterne. Cosa vuol dire? «Se il mercato offre delle opportunità noi vogliamo essere pronti a coglierle. In un periodo come questo restare fermi è un peccato grave. Il mercato ora impone di essere innovativi e fortemente orientati alle esigenze del cliente. È necessario intercettare la domanda dei consumatori». L’obiettivo dichiarato è quello di crescere anche nelle quote di mercato? «Noi facciamo assicurazione, da più di un secolo: abbiamo l’ambizione di curare bene il nostro campo, ma siamo consapevoli che c’è una prateria più vasta da coltivare». Storicamente, il vostro legame con il mondo agricolo è profondo. Come sarà nel futuro? «Gli agricoltori sono imprenditori a tutti gli effetti: moderni, efficienti, flessibili. Il settore sta crescendo molto bene, è tra i pochi ad aver retto l’urto della crisi. Abbiamo acquisito Fata Assicurazioni per questo. Naturalmente anche noi dobbiamo aggiornare il nostro approccio». La crescita per linee esterne: c’è sul tavolo già qualche nome? «Non c’è un dossier aperto, c’è una strategia dei passi concreti: ora ci stiamo rafforzando per essere pronti, domani, a cogliere le opportunità giuste. Che devono essere in linea con i nostri valori e la nostra storia». Come cambierà il vostro rapporto con il territorio? «Siamo legati al modello cooperativo e questo ci impone un rapporto speciale con il territorio, non solo attraverso la Fondazione. Certamente Verona e la pianura padana più in generale sono i nostri territori originari, ma siamo una compagnia nazionale e quindi dobbiamo avere un orizzonte più ampio». Qui sopra, Paolo Bedoni presidente di Cattolica